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Nutriti di storia

La tradizione del carnevale e i suoi dolci
 
Carnevale è la festa della goliardia, del Caos, del sovvertimento dei contratti sociali, della celebrazione, come espediente per esorcizzarne la paura, della dualità della vita e della morte, del bene e del male, la festa dell'esuberanza e del piacere per eccellenza ...e che piacere sarebbe se non si potesse anche appagare quello del palato!!!
Va detto che questa festività trova antenati  antichissimi nelle Dionisiache greche e nei Saturnali romani con riti che sfidavano la morale del tempo ma che allo stesso tempo rappresentavano quasi una rottura necessaria per la rinascita. Una specie di rigenerazione  che doveva per forza muovere dalla dissacrazione e dall'annientamento dell'ordine precostituito (che passata questa festa poteva tornare a regnare intatto ancora per un anno fino al prossimo sfogo-previsto).  Come la conosciamo oggi esordisce intorno al XIII sec. e si rafforza nel XV, XVI sec. sotto i Medici di Firenze. Se per i borghesi era la festa della “Licenza” per il popolo si caratterizza subito con l'intento, neanche nascosto, di dare voce ai malcontenti del ceto basso costretto per tutto l'anno a subire le angherie di signorotti e clero e che finalmente in questo periodo aveva una specie di salvacondotto ad esonerarlo da ritorsioni, così il gioco e lo scherno si tingevano di toni sarcastici. Inoltre questo periodo precede la Quaresima (il nome carnevale deriva dal latino “carnem levare” ed indicava appunto il banchetto che si teneva l' ultimo giorno prima dell'astinenza) e va ricordato che  allora il clero esercitava un'ingerenza sui costumi quotidiani ben più pesante di oggi. 
Alla luce di tutto ciò non sorprende che questa diventasse la festa per eccellenza del Popolo che non solo poteva manifestare apertamente il proprio malcontento sociale ma poteva anche esagerare un po' a tavola godendo, senza la paura di anatemi, il piacere del gusto accarezzandolo con dolci succulenti.
Parliamo però pur sempre di dolci che riempivano le tavole dei meno abbienti e che nascevano dalle loro misere dispense quindi non sorprende che quelli tipici di questo periodo siano ottenuti da impasti farinacei più o meno integrali  magari insaporiti con le essenze alla portata di tutti  cioè succo d'arancia o vino, fritti o infornati e glassati con lo zucchero dei poveri: sua altezza il miele che oltre a glassare faceva da ideale collante per quelli che oggi sono zuccherini colorati ma che allora erano pinoli, mandorle, scorzette candite di agrumi ecc. Beh che ne dite ? Questa lista di ingredienti non vi ha fatto pensare a cartellate , chiacchere, sannacchiut'l', castagnole e chi più ne ha più ne metta? 
Allora forza diamoci da fare mani in pasta e buon Carnevale!!

Maria Josè
 
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