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Titolo libro: Come Dio comanda

Autore: Niccolò Ammaniti

Casa Editrice: Mondadori

Recensito da: Patrizia Capirci

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Dopo “Io non ho paura” e “Ti prendo e ti porto via” mi appresto a leggere l’utima fatica di Niccolo’ Ammaniti, “Come Dio comanda” vincitore del premio Strega 2007.

 

Le prime pagine mi colpiscono come un pugno allo stomaco, il linguaggio è crudo, i personaggi sembrano i protagonisti di un  incubo fatto di  ignoranza, violenza e povertà estrema.

 

Ma è davvero un incubo, o Rino e Cristiano Zena , padre e figlio uniti da un destino crudele, esistono e noi fingiamo di non accorgercene?

 

Quanti vivono realtà talmente degradate da non poter essere considerate umane, ma ci stupiamo puntualmente leggendo le cronache dei giornali  davanti a episodi di violenza e aberrazione.

 

Protagonisti del libro un padre e un figlio che dividono una realtà povera e degradata, dove la rabbia del padre finisce per riflettersi nel figlio come in uno specchio, e come in uno specchio allargarsi nell’ambiente circostante contaminando ogni cosa….ma quello che li unisce è amore vero.

 

Non hanno altro che il loro amore e la rabbia a tenerli vivi, in una società che semplicemente fa finta di non vederli.

 

Insieme a due amici completamente fuori di testa decidono di fare il colpo della loro vita: scassinare un bancomat.

 

Ma la notte del colpo, sotto una tempesta da fine del mondo, cambierà  il loro destino e le loro vite per sempre.

 

Il libro mi ha tenuto incollata sulle sue pagine fino alla fine, grazie anche a una massiccia dose di humor che mi ha fatto ridere a crepapelle, ma mi ha fatto anche riflettere, a cominciare dal titolo.

 

Perché come Dio comanda?

 

Perché nel romanzo tutti credono in Dio, e attribuiscono le loro azioni, anche le più violente ed efferate,  alla volontà divina.

 

E dov’è Dio mentre si consumano i delitti più atroci e le ingiustizie più eclatanti?

 

Forse, parafrasando Fabrizio De Andre’, era stanco o era troppo occupato, davvero lo nominai invano.

 

Una frase, più di ogni altra, riassume a mio avviso il romanzo, la pronuncia un medico sul letto di morte al figlio:

 

“Anche tu farai il medico, ricordati una cosa : Dio  si accanisce sui più deboli e indifesi, non dimenticarlo mai.

 

Mediate gente, meditate.